Anime stellari di Maurizio Baiata

ANIME STELLARI

per articolo baiata

Apparteniamo ad una stirpe umana connessa con intelligenze creatrici nell’Universo. Noi, possiamo sperimentare la vita e testimoniarla attraverso la conoscenza e in coscienza. Ma dobbiamo superare i limiti della ragione, le cui catene ci impediscono di vedere la realtà della presenza aliena come espressione di energie interagenti nel nostro piano di esistenza. Esse sfuggono al controllo di qualunque potere terrestre. Per questo ci sono alleate nella lotta per la nostra Libertà.
EINSTEIN disse: “Un essere umano è una parte del tutto che chiamiamo ‘universo,’ una parte limitata nel tempo e nello spazio. Una sorta di illusione ottica della sua coscienza. Egli sperimenta se stesso, i suoi pensieri e sentimenti come qualcosa di separato dal resto”.
Un pensiero, questo di Einstein, che pone l’accento su situazioni straordinarie che possono verificarsi nel nostro attuale piano di esistenza. A me è capitato e segnato profondamente. A differenza dei molti che, per ragioni più che comprensibili,sono stati protagonisti di “rapimenti alieni” e li hanno vissuti traumaticamente, a me è andata diversamente. Ho avuto modo e tempo di comprendere ed elaborare il significato della mia ”esperienza di contatto” e solo dopo molti anni ho deciso portarla a conoscenza degli altri, in un’ottica di “servizio” e di condivisione, andando quindi oltre la mera informazione.

Ho scoperto anche che egualmente straordinarie sono le persone che studiano tali fenomeni senza preconcetti e senza prendersi gioco o peggio ancora sfruttando le difficili condizioni psicologiche degli addotti. Ricercatori puri, il cui lavoro non si è fermato alla semplice messa in luce delle evidenze.

Fra di loro, certamente, il fisico quantistico Jack Sarfatti, membro di spicco di quel Fundamental Physics Group che negli anni 60 e 70 allargò grandemente la visuale della nuova fisica e che ha affrontato per primo le relazioni tra Fisica Quantistica e Coscienza. Negli ultimi anni Sarfatti si è dedicato alla moderna Cosmologia: Energia oscura, Mondi paralleli, viaggi nello spazio/tempo e Antigravità. In un’intervista che mi rilasciò nel 2006, lo pressai per avere informazioni sulla sua esperienza di contatto. Mi disse: “Sentivo una voce metallica che credo appartenesse a una EBE, un grigio. Forse erano androidi, perché diceva di essere un computer cosciente.” Uno degli altri miei interessi in fisica, oltre alla propulsione, è la coscienza, ma dal punto di vista fisico e non spirituale. Non parlo di cose spirituali o religiose, ma di pura ingegneria psicotronica, ovvero come creare una macchina che sia cosciente come lo siamo noi, perché noi siamo macchine, in un certo qual modo. Al livello di un miliardesimo di metro noi siamo nanomacchine… È una cosa che si può trovare anche nei libri di Sir Roger Penrose, come The Emperor’s New Mind, Shadows of the Mind, oppure The Road to Reality e nel lavoro di Stuart Hameroff sui microtubuli, una sorta di nanointerruttori che farebbero di noi una specie di computer chimico-quantistico di incredibile capacità. Il fatto è che, se si guarda al sistema nervoso, ai neuroni con un microscopio elettronico a livello subneurale e se ne mostra una foto a un ingegnere che crea i chip per la Intel, lui penserà che si tratta di un chip. La struttura delle cellule neurali su nanoscala somiglia a un grande chip di computer. Allo stesso modo, guardando immagini dell’Universo con gli schemi dell’energia oscura in evidenza, sembrerà di guardare un grande, immenso cervello cosmico.

Su questa falsariga, collegare l’idea che esseri provenienti da Altrove, non solo da galassie lontane, ma anche da altre dimensioni, possano entrare in contatto con noi, si pone in relazione ad altri enigmatici fenomeni situati nel mondo del paranormale, come l’ESP, la telecinesi, la telepatia. Quest’ultima sembra essere il sistema di comunicazione usato dagli ET quando entrano in contatto con gli umani, il che avverrebbe secondo un principio quantistico. Eccolo, nelle parole di Sarfatti: “Il punto principale riguardante la telepatia si chiama Entanglement, termine risalente agli anni Trenta, poi usato per descrivere l’effetto Einstein/Podalsky/Rosen, una sorta di voodoo quantistico in cui due particelle coinvolte nello stesso luogo con le stesse forze ordinarie, a distanza hanno una sorta di connessione l’una con l’altra. Un altro modo per chiamare questo effetto è “non-località quantistica”. Nella meccanica quantistica ortodossa, che riguarda solamente le particelle elementari, non la materia organizzata come quella organica, le particelle possono essere interconnesse (“entangled”) e questa connessione può essere usata per scopi come il teletrasporto, comunicazioni, ecc. Quindi, anche se la teoria ortodossa prevede la non-località quantistica, la accoppia con la “località singola”, una sorta di barriera che ci impedisce di usare la non località nell’ambito della telepatia, del paranormale in generale. Questo è uno dei pretesti che i fisici tradizionali utilizzano per rifiutare il paranormale”.

Scomparso nel 2004, il maggiore studioso mondiale dei fenomeni di contatto resta il dottor John Mack, docente di psichiatria alla Harvard University, a lungo osteggiato in ambito accademico per il suo appassionato lavoro a supporto degli addotti. Così, Mack, nell’esporre cosa accade ai protagonisti di esperienze di contatto: “Per gli experiencers, lo spazio e il tempo sembrano ripiegarsi e sparire. Questo frantuma la nozione di un universo spazio-temporale come unica dimensione possibile. La connessione che avviene con gli alieni ci dice che siamo in qualche modo collegati oltre l’universo per come lo conosciamo… Le visioni, l’intero mondo spirituale, la morte… e i nostri sensi con cui potremmo capire si sono atrofizzati…”.

Le forti emozioni racchiuse nelle esperienze, oltre all’incredulità e all’incapacità di farvi fronte, costituiscono una sorta di barriera, che deve essere superata per poterle rilasciare. Questo non significa “liberarsi dagli alieni”. Significa accettare ed entrare nel mistero di tali esperienze con la propria coscienza. Come supporto terapeutico esiste anche l’ipnosi.

La ricercatrice australiana Mary Rodwell condivide appieno la visione di John Mack. L’ho incontrata più volte e fra le informazioni ottenute, vale riportare alcuni aspetti che a mio avviso sono di fondamentale importanza per la comprensione di un fenomeno in divenire da molti anni e il cui fine la Rodwellinquadra come evoluzione su questo nostro pianeta Terra di una nuova generazione di esseri umani. Vediamo come, attraverso stralci di interviste che la Rodwell mi ha rilasciato.

M.B.: Cosa unisce le Esperienze di Contatto alle NDE (Esperienze di Pre Morte) e alle OBE (esperienze fuori dal corpo)?Possiamo dire che è necessaria una prospettiva che trascenda la nostra realtà fisica?

RODWELL:“È il regno non fisico… il contatto è come un catalizzatore per il nostro risveglio. Le esperienze di premorte sono un catalizzatore per il nostro risveglio al fatto che siamo multidimensionali. Per una persona può essere un’esperienza di pre-morte, per un’altra può essere un contatto, per un’altra può essere un estremo dolore, che la catapulta nel riconoscere e sperimentare altre dimensioni, altri regni. Secondo ciò che l’anima sceglie, io credo, prima che il soggetto scenda a patti con la situazione”.

M.B.: Quindi, come si determina che è l’anima a decidere la strada da prendere?

M.R.: Con il mio lavoro in ipnosi accompagno le persone nelle vite passate. In verità, nei punti di passaggio fra le loro vite, dove sono in crescita come esseri non-fisici. Nei luoghi dove mi hanno detto che a volte, prima di incarnarsi in forma umana, scelgono i loro genitori e le esperienze che li aiuteranno a crescere come anima. Così, quando un soggetto in regressione mi dice che sta entrando in un’astronave, riscontriamo le stesse procedure e chiedo: “A qualsiasi livello, hai acconsentito a questa tua esperienza?” Ogni volta la persona si descrive come uno spirito, come una sfera di luce e risponde: “Sì l’ho fatto, anche se non consciamente, ma ho dato il mio consenso!” Ed è incredibile come questo per loro cambi il modo di vedere l’intera esperienza. Non si riconoscono più come vittime e io li porto a dialogare con questi esseri. Quindi, in regressione, quando rapiti vedono una procedura medica che li disturba, che può essere terrificante, non capiscono, ma io gli dico: “Bene, ora una parte di te sa perché è stato fatto…”

Ci sono voluti più di dieci anni per prendere coscienza della mia esperienza di Contatto e comprenderne alcune componenti di cui qui ho fatto cenno.Sono certo che negli experiencers si attua un processo di maturazione non limitato allo spazio e al tempo del proprio piano di esistenza terrestre, ma attraverso passaggi extradimensionali ed extratemporali. Un percorso parallelo a quello di miriadi di altre vite nel Cosmo. La nostra coscienza è una nave stellare.

Maurizio Baiata, Agosto 2018

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